L’utilizzo degli impianti dentali ha reso possibile la realizzazione di trattamenti protesici fissi a chi sarebbe stato destinato a una protesi mobile, come un ponte. Però, non tutti possono sottoporsi a questo tipo di soluzione terapeutica.
Vediamo nel dettaglio cosa sono gli impianti dentali, come funzionano e quali possono essere le possibili complicanze e controindicazioni.
Cosa sono gli impianti dentali?
Gli impianti dentali sono dei dispositivi attraverso i quali è possibile sostituire uno o più denti mancanti. Nella gran parte dei casi, l’impianto dentale è costituito da materiali molto resistenti e biocompatibili. A livello strutturale li dobbiamo considerare come delle “viti” di titanio dalla forma conica o cilindrica che vengono inserite nell’osso e simulano le radici dei denti e sono progettate per supportare una corona protesica, che possa mantenere un’adeguata attività masticatoria, fonetica ed estetica.
In questa immagine possiamo vedere nel dettaglio le componenti degli impianti dentali:
Ricorrere agli impianti dentali ha diversi vantaggi:
- Ripristinare la funzionalità e l’estetica della bocca: oltre a restituire un bel sorriso, gli impianti consentono di ristabilire una corretta masticazione.
- Evitare di ricorrere a procedure di “limatura” (stripping) dei denti adiacenti, che sarebbe indispensabile per ottenere l’ancoraggio di una classica protesi a ponte.
- La lunga durata degli impianti, che hanno hanno una percentuale di successo tra il 91 e 95% dopo 10 anni.
Chi può mettere gli impianti?
L’elemento chiave per preparare il candidato alla terapia implantare e garantire una durata degli impianti dentali nel tempo è l’analisi diagnostica preoperatoria e la verifica dei fattori di rischio.
L’inquadramento generale comprende un’analisi delle condizioni di salute e una valutazione della presenza di patologie generali eventualmente in atto. Esistono infatti delle condizioni in cui non si può effettuare l’inserimento implantare.
Verificato che l’intervento sia possibile, è molto importante la preparazione.
È essenziale essere in uno stato di salute parodontale ottimale. Molti studi scientifici dimostrano come si ottengono risultati migliori e minori complicanze postoperatorie quando si opera un paziente in cui la bocca è stata adeguatamente decontaminata. L’igienista dentale deve verificare il raggiungimento di un livello di igiene adeguato prima di procedere. Uno dei principali requisiti, infatti, è il controllo della placca batterica. Diversi studi hanno infatti dimostrato che la presenza di placca in un sito implantare determini un rischio di 14,3 volte più elevato di andare incontro a complicanze.
È quindi opportuno mettere in atto dei protocolli di verifica: delle semplici ma efficaci check list che aiutano il professionista e il team di assistenti e di segreteria a non tralasciare nessun dettaglio medico anamnestico e organizzativo.
Impianti dentali: condizioni di rischio
Qualora sia presente una gengivite o una parodontite, è doveroso risolvere la problematica infiammatoria prima di intraprendere il percorso implantare.
Esistono anche delle condizioni locali di rischio.
Le principali:
- Spazio inadeguato per una corretta riabilitazione;
- Volume osseo insufficiente;
- Scarso spessore dei tessuti molli;
- Scarsa o assente gengiva cheratinizzata;
- Condizioni estreme di alta o bassa densità ossea.
Da ciò si evince come la preparazione di chi deve eseguire impianti comporti un controllo dei fattori di rischio molto rigoroso.
Posso mettere un impianto se fumo?
Un altro fattore di rischio ben documentato è rappresentato dal fumo.
In particolare, è sconsigliato eseguire procedure ossee rigenerative nel fumatore in quanto è stata documentata una ridotta capacità di guarigione. Il rischio di complicanze a distanza di tempo (le perimplantiti) è molto alto nei pazienti (circa 40%) che hanno sofferto di parodontite. Se alla parodontite si associa il fumo, questo rischio aumenta ancora.
Alcuni farmaci possono mettere a rischio l’impianto?
L’analisi medica generale deve comprendere le terapie mediche in atto o eventuali allergie a farmaci.
Esistono farmaci che riducono la coagulazione del sangue, come per esempio anticoagulanti o antiaggreganti. Allo stesso modo l’azione dei farmaci bifosfonati, utilizzati principalmente nella cura dell’osteoporosi, deve essere valutata attentamente.
Le dosi dei farmaci assunti, il principio farmacologico, la via di somministrazione determinano la modalità di comportamento e la corretta gestione del trattamento implantare.
Qualora nella storia medica siano note delle allergie a farmaci o ai materiali utilizzati durante l’inserimento dell’impianto dentale, devono essere messe in atto delle precauzioni.
Chi non può mettere gli impianti dentali?
Vi sono delle condizioni patologiche che vengono considerate controindicazioni all’inserimento implantare.
La Società americana di anestesiologia ha sviluppato una classificazione che prevede 5 stadi.
Analizziamo di seguito i primi 4 stadi:
- stadio 1: paziente sano.
- stadio 2: paziente con patologie moderate o determinate condizioni o abitudini (esempio tabagismo, gravidanza, diabete e ipertensione controllati)
- stadio 3: paziente con patologie serie ma non incapacitanti (diabete ed ipertensione non controllati, storia di evento cardiaco, pacemaker)
- stadio 4: paziente con patologie gravi che lo rendono in costante pericolo di vita.
I pazienti che rientrano nello stadio 1 e 2 sono coloro i quali possono essere trattati in completa sicurezza.
I pazienti che rientrano nello stadio 3 devono invece essere trattati per la patologia sistemica e solo dopo la stabilizzazione della malattia possono sottoporsi all’intervento implantare.
Il trattamento dei pazienti che rientrano nello stadio 4 è sconsigliato. Le condizioni più comuni in cui non possono essere eseguiti interventi implantari sono:
- Eventi patologici cardiaci recenti (generalmente negli ultimi 6 mesi) tra cui infarto miocardico ,ictus, Tia (Attacco ischemico transitorio),patologie valvolari gravi;
- Terapie antitumorali in corso (chemioterapia antiblastica e radioterapia);
- Diabete scompensato;
- Ipertensione arteriosa non compensata;
- Immunodeficienze gravi. Le patologie che alterano la risposta immunitaria ed espongono a un aumentato rischio di infezioni;
- Malattie neurologiche in stadi avanzati (morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson);
- Malattie mentali gravi;
- Crescita non ultimata: l’osteointegrazione avviene regolarmente, ma l’impianto non segue l’accrescimento osseo rendendo, con la crescita, incongrua la posizione rispetto ai denti naturali Non sono ancora stabiliti criteri per accertare quando la crescita dei mascellari è ultimata. È comunque controindicato inserire impianti in pazienti puberi, la cui crescita corporea superi il centimetro per anno.
Come mantenere in salute gli impianti?
Per mantenere gli impianti in buona salute nel tempo è essenziale eseguire quotidianamente la rimozione della placca batterica utilizzando spazzolini, fili interdentali e/o scovolini, seguendo le istruzioni personalizzate fornire da odontoiatra o igienista dentale.
Allo stesso tempo, è di vitale importanza sottoporsi a serrati richiami di igiene orale professionale. In queste sedute, l’odontoiatra valuta l’eventuale perdita d’attacco, per valutare eventuali infiammazioni delle gengive.
Queste buone abitudini aiutano a prevenire malattie che possono compromettere la salute degli impianti, come mucosite e perimplantite.
Guarda il video e scopri i requisiti necessari per un intervento di implantologia dentale
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