I denti del giudizio o terzi molari sono gli ultimi denti che erompono in arcata. Infatti, generalmente fuoriescono tra i 17 e 21 anni di età. Secondo alcuni studi sulla popolazione europea nel 73% dei casi i terzi molari (ottavi) hanno difficoltà ad erompere (disodontiasi) o per mancanza di spazio utile o per uno scorretto orientamento del dente.
Perché i denti del giudizio non erompono?
Le motivazioni possono essere due. La prima è sicuramente la mancanza di spazio utile alla loro eruzione. Ciò sembra essere principalmente attribuibile all’evoluzionaria riduzione della dimensione della mascella e della mandibola e prendere il nome di disodontiasi. Infatti, a causa dell’adattamento funzionale alle moderne abitudini alimentari, caratterizzate dal consumo di cibi morbidi, non è richiesto un grande sforzo masticatorio. Di conseguenza si assiste alla riduzione dello stimolo alla crescita delle ossa mascellari.
La seconda motivazione è lo scorretto orientamento del dente. Questo è un evento assai comune per gli ottavi ed è principalmente ascrivibile, come accade per gli altri denti, ad una predisposizione genetica.
È bene però sapere che in alcuni casi i denti del giudizio possono causare danni ai tessuti parodontali e dentali del secondo molare.
Denti del giudizio: danni ai tessuti parodontali e dentali del secondo molare
La disodontiasi del 3° molare è la principale causa di patologie associate al dente e ai tessuti parodontali della porzione più posteriore (distale) dei secondi molari. Più frequentemente queste patologie si riscontrano a carico dei secondi molari inferiori e soprattutto quando il terzo molare inferiore incluso si trova:
- inclinato obliquo o orizzontalmente con la sua corona;
- in stretta vicinanza con la corona o radice del secondo molare.
Questa condizione predispone all’insorgenza di vari processi patologici a carico del secondo molare, come:
- le carie;
- il riassorbimento radicolare;
- la necrosi della polpa;
- la parziale perdita di supporto osseo nella porzione posteriore del dente.
La pericoronarite
Quando i denti del giudizio nel loro processo di eruzione dentale passano dall’essere completamente immersi in osso (inclusione totale) ad una inclusione parziale, i batteri della placca riescono ad approfondirsi nel solco gengivale distale al secondo molare. In questo modo si forma una tasca parodontale in comunicazione con la corona del dente del giudizio che si trova al disotto della gengiva. Questo processo diventa autoperpetuantesi in quanto il paziente non riesce più ad avere un adeguato controllo di placca che inesorabilmente porta inizialmente allo sviluppo di una gengivite e di una pericoronarite (infiammazione della gengiva attorno alla corona del dente del giudizio) e successivamente all’insorgenza di una parodontite a carico dei tessuti interdentali tra il secondo e terzo molare. Inoltre è molto frequente che si presentino degli ascessi ripetuti nel tempo intervallati a fasi di remissione dell’infezione/infiammazione.
La tasca parodontale
Secondo alcuni studi più recenti la presenza dei denti del giudizio mandibolari sia in disodontiasi che completamente erotti è associata ad una maggiore profondità delle tasche e perdita di attacco parodontale distale al secondo molare. Questa associazione è consistente in soggetti che presentino o meno una parodontite generalizzata ed è spiegata dalla difficoltà del paziente a mantenere un adeguato controllo di placca in una regione della bocca di difficile accesso per le normali manovre di igiene orale domiciliare.
Sfortunatamente anche l’estrazione dei denti del giudizio siano essi inclusi o erotti può essere la causa della formazione di una tasca o della perdita di attacco parodontale distale al secondo molare. Per questo è importante valutare la reale necessità dell’estrazione del dente stesso oltre che pianificare ed eseguire in maniera meno traumatica possibile l’intervento.
Quali sono i sintomi della disodontiasi del dente del giudizio?
I principali sintomi associati alle complicanze della disodontiasi degli ottavi sono purulenza, dolore, forte gonfiore, disfagia, trisma e febbre. I pazienti tendono a sottovalutare i primi segni di infiammazione gengivale quali il sanguinamento ed il gonfiore gengivale associati ad un leggero fastidio. Questo porta loro a recarsi dal dentista solo dopo vari episodi di acutizzazione e remissione dell’infiammazione. La convivenza con questi sintomi rende peggiore la qualità della vita dei soggetti affetti da queste problematiche che devono essere risolte inevitabilmente con l’estrazione degli ottavi e trattamento delle complicanze insorte.
L’inclusione dei denti del giudizio: diagnosi preventiva
Il sondaggio parodontale è un mezzo assai utile nella diagnosi precoce delle problematiche associate alla disodontiasi degli ottavi potendo nelle fasi precoci della malattia mettere in risalto la presenza di una infiammazione profonda non ancore clinicamente manifesta.
Sicuramente le indagini radiografiche, come l’ortopanoramica e le radiografie periapicali restano uno strumento indispensabile in quanto rendono possibile la valutazione anche in maniera precoce della posizione, inclinazione e direzione dell’eruzione del dente che possono essere la causa del futuro sviluppo della malattia.
Una precoce valutazione radiografica dell’ impattamento degli ottavi nella direzione di eruzione permette la loro precoce rimozione, a volte anche attraverso la cosiddetta germectomia cioè quando il germe di un dente permanente non è ancora formato.
Quali sono i trattamenti a disposizione?
Il miglior mezzo per poter ridurre l’incidenza di tasche e la perdita di attacco parodontale distale al secondo molare restano la diagnosi precoce, radiografica o clinica, ed un buon controllo di placca professionale e domiciliare.
Il trattamento parodontale non chirurgico sembra non essere efficace a lungo termine anche se a breve e medio termine riduce l’infiammazione e la sintomatologia ad essa associata.
Il trattamento chirurgico che prevede l’estrazione ed eventualmente la rigenerazione parodontale dei tessuti distali al secondo molare sembra essere il miglior approccio per la risoluzione completa delle lesioni associate con un effetto benefico sulla stabilità dei tessuti a lungo termine e sulla qualità della vita del paziente.
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