In odontoiatria è molto comune sentire parlare di vite di guarigione, un dispositivo il cui compito è quello di modellare la gengiva dopo che l’impianto è stato correttamente inserito nell’osso.
Che cosa sono le viti di guarigione?
Le viti di guarigione sono dei dispositivi utilizzati dopo l’inserimento di un impianto dentale per guidare la guarigione dei tessuti molli e permettere loro di adattarsi all’impianto. Una volta inserito l’impianto nell’osso, infatti, su di esso vengono applicate queste viti, in modo da favorire la guarigione dei tessuti molli e consentire, una volta completato tale processo, di poter proseguire con le fasi protesiche.
La vite di guarigione viene avvitata all’estremità superiore dell’impianto con un intervento in anestesia locale e rimane in posizione per un tempo determinato per favorire la guarigione della gengiva intorno all’impianto; proprio per questo scopo, le viti di guarigione hanno un’altezza variabile e la scelta dell’altezza adeguata è determinata dalla profondità del canale transmucoso, cioè la distanza tra la testa dell’impianto e il margine della gengiva perimplantare.
Come vengono utilizzate?
Si parla di procedura “one stage” per intendere un solo atto chirurgico, ossia quando le viti di guarigione vengono applicate il giorno stesso dell’inserimento implantare. Si parla invece di procedura “two stages” quando le viti vengono applicate in un secondo momento, per consentire un periodo di riposo dell’impianto e favorire l’osteointegrazione.
Nella procedura “two stages” si distinguono, dunque, due fasi chirurgiche separate:
– la prima, durante la quale viene inserito l’impianto;
– la seconda, in cui l’impianto viene scoperto e applicata la vite di guarigione.
Per quanto tempo occorre tenere una vite di guarigione?
Le viti di guarigione in una procedura “one stage”, di solito, vengono mantenute in bocca per tutto il tempo necessario alla fase di osteointegrazione: le tempistiche variano a seconda di diversi parametri e oscillano tra le 4 e le 20 settimane circa.
Nella procedura two stages le viti di guarigione sono applicate solo nella seconda fase chirurgica e, solitamente, vengono sono mantenute in bocca fino al momento di applicazione dei provvisori sugli impianti; in questo caso il periodo varia dalle 4 alle 6 settimane. Questo lasso di tempo è generalmente sufficiente per ottenere una corretta guarigione dei tessuti molli: in questo modo, al momento dell’inserimento, sarà possibile una corretta integrazione tissutale.
L’inserimento fa male?
Il posizionamento della vite di guarigione, solitamente, viene eseguito in anestesia locale e non si tratta di un’operazione dolorosa. Quando, contestualmente alla riapertura dell’impianto (2 steps), è necessario correggere la qualità o la quantità dei tessuti molli (gengiva), l’operatore esegue un innesto gengivale con prelievo dal palato o utilizzo di matrici collagenate. Se viene eseguito un innesto la guarigione della ferita risulta più delicata e, talvolta, è necessario assumere un analgesico.
È possibile che non vengano utilizzate?
In tutti quei casi in cui l’impianto viene inserito e, nello stesso giorno, viene applicato il provvisorio (tecnica definita anche “carico immediato”) non si ricorre all’ausilio di viti di guarigione: in queste situazioni è proprio la protesi che funge da guida per la guarigione dei tessuti molli.
Come pulire le viti di guarigione?
Una volta che la vite di guarigione è posizionata sull’impianto e la ferita è completamente guarita, il paziente ha il compito di detergerla utilizzando uno spazzolino (lo stesso che utilizza per le manovre di igiene orale domiciliare). È consigliabile utilizzare uno spazzolino a setole morbide.
Che cosa fare se la vite di guarigione si muove?
A volte può capitare che la vite di guarigione si allenti e il paziente percepisca un piccolo movimento: in questi casi è necessario contattare l’odontoiatra, affinché la vite venga adeguatamente riavvitata nella sede implantare. Qualora la vite dovesse svitarsi completamente, infatti, la gengiva tenderebbe a richiudersi in breve tempo al di sopra della testa dell’impianto, rendendo così necessaria una procedura di riapertura.
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