Quando è necessario sostituire i denti andati perduti mediante l’inserimento di impianti dentali, ma si riscontra una insufficiente quantità di osso per sostenerli, il parodontologo può ricorrere a procedure di rigenerazione ossea dentale.
Quali tipi di rigenerazione ossea dentale esistono?
Esistono differenti tecniche per la rigenerazione ossea: fra queste una delle più diffuse è quella che fa ricorso a membrane (o barriere): si tratta di “foglietti” di biomateriale che vengono fissati sotto la gengiva mediante un intervento chirurgico prima (o nello stesso momento) del posizionamento di uno o più impianti dentali. Generalmente il loro impiego è associato a quello di un innesto osseo (o di un sostituto osseo), utile per accelerare il processo di guarigione.
Esistono membrane riassorbibili e non riassorbibili. Le prime si degradano e scompaiono da sole nell’arco di qualche settimana o qualche mese. Le seconde richiedono un secondo intervento per la loro asportazione a distanza di mesi dalla loro applicazione.
Pur essendo molto efficaci, il loro utilizzo deve essere limitato a casi in cui l’igiene orale del paziente sia molto scrupolosa e il chirurgo abile e competente, per prevenire complicanze legate alla contaminazione batterica.
Rigenerare l’osso attorno agli impianti può permettere il ricorso agli impianti dentali anche in casi in cui le condizioni di partenza rendano difficoltosa la loro applicazione.
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